"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Scena nona

05.03.2009 00:00

Il narratore descrive didascalicamente ciò che avviene sulla scena.

Musica di sottofondo.

 

 

Narratore: Finalmente, po’, videro da lontano una terra stupenda, verde, rigogliosa, felice ma allo stesso tempo malinconica.

Erano ormai trascorsi vari mesi dalla partenza dall'Epiro e Virbio aveva un nodo alla gola che quasi non lo faceva respirare.

Diana ed Epirotina si accorsero della sua tristezza,

gli si avvicinarono baciandolo sulle guancie.

Il malumore gli passò.

(tono serio) Era una notte di fine estate dolce e senza vento,

un cielo stellato oltre ogni immaginazione sorrideva alla terra,

la luna piena inargentava le onde increspate e luccicanti,

le quali sembravano dare il benvenuto alla piccola barca.

In lontananza, si vedevano dei fuochi accesi sulla collina,

si udiva un suono melodioso.

 

Diana: Questo è il luogo dove ci fermeremo.

 

Virbio: Sì, è questo il luogo dove voglio vivere il resto dei miei giorni.

 

Diana: Il luogo dove il nostro amore potrà essere felice.

 

Virbio: Potrà essere manifestato agli uomini ed agli dei senza che alcuno ci

perseguiti…

(ad Epirotina) Tu che ne pensi, piccola?

 

Epirotina: (guardando i genitori) Sì, questo posto mi piace.

 

 

La sirena Partenope si fa più vicino alla barca.

 

 

Virbio: Buonasera signora.

 

 

Partenope sorride.

 

 

Diana: (con tono di richiamo) Ma… Virbio!

 

 

Talia, intanto, spunta dal pubblico e riprende la narrazione con lo stesso tono didascalico che aveva prima il narratore.

 

 

Talia: Accanto alla barca, si avvicinò la donna del canto.

Come pegno del loro arrivo, Diana le donò il primo frutto di mela che era spuntato.

E ‘essa, tutta commossa, versò una lacrima,

una lacrima che raggiunse il centro di quel frutto dolce

che da allora sarebbe stato chiamato annurca.

Solo dopo seppero che quella donna era la sirena Partenope,

che, incantata dalla bellezza della serata, faceva la sua serenata al mare.

 

 

Un canto dolcissimo è intonato da Partenope sulle stesse note della melodia che prima ascoltavamo in sottofondo.

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