"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)
Scena quinta (tredicesima)
10.03.2009 00:00
La musica di “Hallelujah” continua. Lui accende la tv e si sdraia sul letto. L’elettrodomestico sembra un “deus ex machina” in grado di interpretare gli stati d’animo perché le chiacchiere di un tipico talk show in stile marzulliano coincidono perfettamente con le voci dentro di lui.
Conduttore TV: La verità! Perché, secondo voi, esiste la verità? Non sarebbe molto più semplice se ciascuno avesse la propria? Se il razionalismo positivista ed oggettivo non fosse mai giunto?
Ospite TV: Ma il mondo è fatto di relazioni! E la verità, pur senza capirla, almeno quella dei fatti, ci sarà sempre.
Conduttore TV: Bene! Prima di augurarvi la buonanotte, in questa sera di ricordi, il mio invito è, come sempre: guardate la luna, fatevi bagnare da lei, e se ne avete bisogno, riversate per la sua luce abbagliante le lacrime che ancora vi portate dentro.
Mentre dalla tv, arriva il silenzio e solo qualche immagine, lui si alza dal letto. È agitato, come ovvio. Apre la finestra e recita la sua ultima invocazione alla Luna. Una luna appare sul telo. La luce della tv si spegne gradualmente.
Lui: Tu, Luna, velata dalle nubi,
violata dal frastuono coreutico,
tu che guardi, osservi e non proferisci parola
tu, cui si rivolgono i poeti e i santi
tu che accompagni nel loro squallore
i trovatori di notti senza amore
tu, speranza degli amanti
tu, luce interiore che tiene sveglio ogni sospiro
e che cerca un senso
laddove la ragione imporrebbe di tacere.
A te si volge il mio sguardo,
la mia supplice silenziosa inesistente preghiera,
il mio flebile battito,
il mio morente respiro.
Entra lei e ha tra le mani un cellulare. Attraversa la scena da sinistra a destra e scompare. È solo il suo ricordo. Lui si volta, la guarda, chiude la finestra, arriva in proscenio e si siede avendo cura di mettere i piedi fuori dalla scena.
Lui: A lei, il mio desiderio
alla sua mancanza
alla sua assenza
alla sua deprecata presenza
ai baci che le mie labbra più non posano
un solo vuoto
solo ricordi
solo pensieri
passioni
profezie, non speranze, che bramerei ineluse.
Signora della vera vita,
del mondo intangibile,
di quello evanescentemente intoccabile
notturno
e dei sogni spenti
rinnova il fuoco della tua ancestrale
veggenza.
La luna sul telo scompare. Ora è tutto buio. Ma un faro blu rende ombre la figura di lui che, sussurrando ciò che lei dice fuori campo, crea l’ultima battuta.
Lei e Lui: Questa sera mi sento distaccata dal resto dell’universo. Non so neanch’io cosa vorrei. Vorrei solo che tu mi augurassi la buonanotte.
Sul telo solo una data: “10.08.2004”. Poi è veramente tutto buio. Il velario si chiude sulle note di “Hallelujah”.
Sui ringraziamenti: “Moondance” di Michael Buble.
—————