"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Bi-sogno

18.02.2010 00:57

 Avevo bisogno del mare.

Agitato come l'anima, infinito come le possibilità.
 
Ho camminato sapendo che c'eri tu, lì, a sorvegliarmi. 
Ti ho parlato coi miei pensieri, nella vana convinzione che possa comprendermi più di quanto non facciano coloro che incrociano i miei passi.
 
Se fossi stato qui un mese fa...
Se me lo avessi detto prima...
Se non fosse che...
Se... Se... Se...
 
E ti chiedo dove fossero i tuoi "se" quando, innamorata di un fetido Ulisse, portasti per sempre il tuo ventre in un luogo che avrebbe preso il tuo nome. 
Percorrere il tuo corpo, oggi, a due millenni da quell'evento, è foriero delle stesse sensazioni che da il percorrere il corpo della persona amata. 
Dove sei?
 
Mentre ti parlo, le onde si infrangono sugli scogli, indice della viscerale passione che ancora provi per l'uomo. Tu, nella tua quasi divinità, ci scruti e conosci i nostri desideri e le nostre miserie, le debolezze e le virtù, raccogli le nostre imprecate speranze e già conosci il nostro destino.
 
Eppure stai lì, quasi a dire: io c'ero.
Nell'amore e nell'abbandono, io c'ero.
In ricchezza e in povertà, io c'ero.
Residenti o in diaspora, io c'ero.
Tu per me ci sei. Perché c'eri. E sai accogliere l'amarezza di una nuova sconfitta e le cadute di chi non si arrende di lottare contro il Fato. Infondendo la certezza che non può piovere per sempre.
Non ascolto Domenico Rea che descrive la tua progenie, lui compreso, come insulsa e cattiva. E' cattività, la nostra. Che ci rende acerrimi nemici della banalità, pronti a difendere con i denti i nostri castelli di sabbia. 
 
E se poi crollano, confidiamo almeno siano protetti dalle acque del mare.

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