"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


C'era una volta Esterina Sorbillo. Pizzaiola.

03.04.2010 10:48

Ci sono cose che possono capitare solo a Napoli dove, nonostante l'euforia metropolitana, alcuni personaggi fanno breccia, uscendo dalla massa ed entrando a far parte della vita condivisa, quella che si sente e si respira superando la gabbia dei social network.

Era successo con Totò, si è ripetuto con Troisi. Non altrettanto scontato era che accadesse con un artigiano, seppure siamo al cospetto di uno dei maestri del simbolo partenopeo per eccellenza. Questa è la storia di Esterina Sorbillo, pizzaiola.

Se n'è andata a 82 anni nella notte tra il 22 e 23 marzo scorsi in un silenzio tutt'altro che napoletano, non accompagnata da un manifesto listato a lutto all'esterno della sua storica sede, quella dove «non aveva neanche il numero di telefono», come dice Vito Trotta, collaboratore della guida Osterie d'Italia. A Bra si preoccupavano addirittura di come facessero le persone a trovare il posto segnalato. «La trovano», ribatteva fiducioso Vito.

L'hanno trovato tutti quel manifesto affisso come tanti alle mura greche della Nèa Pòlis. E hanno ritenuto doveroso offrirle un saluto. Mai l'ultimo, perché sappiamo che rimarrà nel cuore. Così la notizia è apparsa su Il Mattino, sul portale della Società Sportiva Calcio Napoli presieduta dal produttore Aurelio De Laurentis, passando per tutti i quotidiani e i blog d'informazione a qualsiasi titolo.

«La notte del 23 marzo alle tre è finita mia zia Esterina, “la storia della pizza napoletana” come è stata definita. Le volevano bene in tanti ma l’amaro compito di avvisare parenti e amici è toccato a me. Nonostante Esterina fosse la prima di 21 figli, ventuno». A scriverlo al blog enogastronomico Dissapore è Gino Sorbillo, notissimo nipote pizzaiolo della donna, il quale nel ricostruire la storia di Esterina afferma: «Mio nonno Luigi Sorbillo ha fondato la pizzeria negli anni ‘30, tutti gli svaghi di oggi allora non c’erano, si faceva esclusivamente vita di quartiere, qui “ai tribunali”, in pieno centro storico. Ha vissuto sessantatre anni in pizzeria, tutte le mattine a fare la pasta nel retrobottega per poi andare nel borgo di Sant’Antonio a comprare i pomodorini e a Porta Nolana per comprare il fiordilatte. All’esterno della pizzeria aveva il suo piccolo banchetto di un metro quadrato dove friggeva le pizze, ho ancora negli occhi la folla che si accalcava solo a sentirne l’odore. Amava il popolo, la sua fissazione era quella di mantenere i prezzi bassi per consentire a tutti di affollare la pizzeria, soprattutto agli studenti che venivano dalle università vicine. Tanti di loro “se li cresceva” al punto da esserne orgogliosa quando alcuni di loro sono diventati poi affermati professionisti. Dopo Gennaro Di Matteo, Ernesto Cacialli del “Presidente”, con mia zia Esterina se ne va un altro pezzo di storia della nostra città».

Luciano Pignataro, giornalista e responsabile regionale Vino Slow Food Campania, afferma: «Sarà sempre ricordata nel suo quartiere e nell'intera città per il bene che ha fatto e per la qualità dei suoi prodotti proposti al pubblico sempre a prezzi estremamente popolari». Ecco perché non possiamo che concordare con lui quando chiosa: «Ha rappresentato la Napoli migliore e dal cuore grande e ci mancherà».

Ciao Esterina. Non potevamo non esserci noi a salutarti. A te che sei stata "slow" nello straordinario spirito di Napoli, dove tra la velocità e la calma ci passano solo i punti di vista.

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