"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


De Tommasi: «L’identità di Pietrelcina si legge attraverso la Madonna della Libera»

06.08.2009 13:14

Nella sala consiliare del Comune di Pietrelcina, sotto forma di caffè letterario con istituzioni e cittadini, è stato presentato martedì 4 agosto il nuovo numero della rivista “Il Bene Comune”, reperibile da questo mese anche nelle edicole di Benevento e provincia. L’incontro, presieduto dal giornalista Ernesto Razzano, ha voluto riflettere sul concetto di identità, con particolare attenzione a quello del paese ospite. Ciò è stato reso possibile grazie a un lungo articolo che ha analizzato la devozione popolare alla Madonna della Libera, Patrona della Città, scritto a quattro mani dall’antropologo Mario De Tommasi e dall’etnomusicologo Luigi Giova.

«Ci auguriamo che siano in tanti a riscoprire le nostre tradizioni, consentendo di ampliare la propria visione a chi conosce Pietrelcina solo come paese natio del più grande esempio di nostro concittadino, Padre Pio», ha esordito l’Assessore comunale alla Cultura, Ennio Graziano. «L’augurio è che il nascente Forum dei Giovani fornisca le basi per offrire una lettura accurata a quanti vorranno scoprire gli affascinanti contesti culturali del nostro paese».

«L’identità non è uno scudo col quale difendersi, ma una via evolutiva senza soluzione di continuità», ha poi affermato il direttore de “Il Bene Comune”, Antonio Ruggieri, «come avviene, ad esempio, a Riace, dove il paese sta rinascendo grazie a una comunità di rifugiati politici curdi ivi chiamati dall’attuale Sindaco».

Entrando nel vivo dell’analisi del lavoro proposto, Mario De Tommasi ha affermato che «l’identità di Pietrelcina si legge attraverso la Madonna della Libera». Nel suo intervento, lo studioso ha, infatti, voluto ricostruire la storia antropologica della devozione mariana nel paese attraverso i secoli, giungendo a oggi, momento storico nel quale l’icona sacra è venerata da più come “la Madonna di Padre Pio”.

Con un confronto fra tre inni è intervenuto, poi, sulla stessa linea Luigi Giova: «La composizione più antica mette in evidenza la rudezza e il pragmatismo di un popolo legato alla ritualità agricola. La devozione cambia, poi, completamente forma quando a scrivere non è più il popolo “pucinaro” bensì, “e cecate de fora”, come si era soliti definire gli autori dell’inno ottocentesco o il pietrelcinese “adottivo” dell’inno composto a metà Novecento e tutt’oggi utilizzato».

Al termine dei lavori, Ruggieri ha, infine, ribadito l’importanza della ricerca condotta dagli autori pietrelcinesi, auspicandone la realizzazione di un volume da inserire all’interno della collana Lacci curata dall’antropologa Letizia Bindi.

—————

Indietro