"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Frate Zitto

15.02.2010 11:58

 Labile il confine tra la santità e la dannazione. Marcato, forse, solo dall'invidia. Peggio, dall'incomprensione. E il silenzio che viene. Sine verbis vivam. 

Non per scelta, no. Ma per l'impossibilità di tradurre in parole la grammatica di Dio e gli altrettanto irriducibili tormento ed estasi dell'anima.

Labile il confine tra Zito e Zitto. Una T. Simbolo emblematico della santità o della dannazione. Virtù entrambe, stroncate in gola dall'impossibilità di pronunciare quel verbo, la cui radice, sostantivata, fornisce all'Infinito uno dei tanti pseudonimi attribuitigli dai linguaggi dell'uomo.

Il racconto di una vita, nel suo semplice quanto improbabile farsi. Pagine intrise di seraficità e corporalità si materializzano nella loro imperscrutabile assenza attraverso l'emozione fisicamente e visivamente tangibile di Marco Montesano. Al Teatro Spazio Libero del Parco Margherita di Napoli.
Qui Benni si fonde e si confonde con i pensieri di Marco e offre un viaggio inquieto e critico nelle profondità dello spirito umano, il quale - tentato di vivere in pienezza - non consente la netta catalogazione di ciò che è bene e di ciò che è male.

Perché il verbo, nelle sue straordinarie accezioni e nella sua ontologica innominabilità, ritorna solo quando un fuoco fatuo scintilla per illuminare ciò che è al di là del bene e del male.

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