"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Introduzione

13.03.2009 19:37

Soggetto

Una famiglia di contadini greci è costretta a lasciare il proprio paese. Con sé porta sette alberi di melo che troveranno casa con loro nell’attuale Campania.

 

Presentazione

Il testo teatrale de “Gli alberi di Diana” intende muovere con una certa libertà le sue linee dal testo in prosa con lo stesso titolo ed identico filo conduttore, opera prima favolistica di Tonino Cacciapuoti.

Il nucleo della narrazione è un moderno mito eziologico, che descrive le vicende verosimili di un frutto visto come emblema ed identificazione di un’intera comunità cittadina, la mela annurca di Giugliano in Campania. Le ricerche storiche condotte per conto dell’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa” hanno messo in evidenza le radici storiche e quelle culturali dell’annurca, con possenti riferimenti a miti e riti ancora fortemente evidenti all’interno dell’area agro- giuglianese.

L’attenzione posta alla stesura di questo testo teatrale cerca di affrontare solo marginalmente le complesse ricerche che hanno portato alla formulazione di ipotesi e di tesi sull’argomento, evidenziando, invece, la volontà fiabesca che ha spinto l’autore a dare vita ad un agile opuscolo illustrato che accompagnasse nella divulgazione il manuale sulla storia e sul mito dell’annurca e del popolo di Giugliano, realizzato da quattro giovani autori in seguito agli studi da loro effettuati per il conseguimento della laurea in Conversazione dei Beni Culturali Demoetnoantropologici (oggi DeAMS). Così come sarà facile visualizzare nella messinscena, si tende a divulgare l’idea di un frutto come bene culturale e come immagine comune di una fetta di popolo.

Per fare ciò, la scelta è stata quella di ricostruire i luoghi ed i modi della ricerca, quasi allo scopo di ricreare una forma mitico - rituale accompagnata, però, dalla leggerezza di una commedia brillante.

Personaggi principali sono i narratori. Su indicazione dello stesso Cacciapuoti, infatti, si è pensato di dare vita ad una scena cui spesso si è assistito fino alla metà del XX secolo, quella dei narratori che, mescolando improvvisazione, commedia dell’arte e giullarate, riempivano le nostre piazze molti anni fa, con il loro bagaglio di storie orali e di illustrazioni che attirassero l’attenzione del pubblico. Nello specifico, in questo testo, il narratore tenta di ricalcare quella modalità di teatro. Suo alter ego è Talia, musa della poesia comica nella tradizione greca, che in maniera gioviale segue le vicende raccontate dal narratore e con lui polemizza, definendo quei contorni che il primo spesso tende a dimenticare. Accanto a loro, una cornice delle altre Muse che mettono in scena i punti salienti della narrazione, proprio come avviene solitamente con una compagnia di saltimbanchi. Da Virbio, Diana, fino a Scilla, Cariddi, Nettuno, tutti i personaggi possono essere dimenticati e sostituiti semplicemente dal ricordo, dall’evocazione. Ciò che di loro resta è il segno che nella tradizione hanno marcato. Quel segno che le Muse dell’Arte rappresentano e che, grazie ai narratori, resiste all’usura del tempo. Gli uomini

passano, la storia è rivisitata, il mito resta per sempre.

 

 

Note per la messinscena

I personaggi possono essere in numero variabile. Si tenda quantomeno a tenere in scena 9 donne, le Muse, ed almeno 1 uomo, il narratore.

Il narratore potrà essere interpretato da una donna, solo se vestita senza addobbi femminili, visto che nella tradizione letteraria, i giullari erano prevalentemente (per non dire “esclusivamente”) di sesso maschile.

 

 

Ringraziamenti

Ringrazio fin da ora coloro che hanno contribuito alla messinscena di questo testo: gli attori, innanzitutto! Il teatro senza attori non esiste. È solo una vana filosofia.

Ringrazio la disponibilità e l’incoraggiamento fornitoci da Tonino Cacciapuoti.

Ringrazio una grande artista della professione scenografica, Marya Di Pietro per l’amicizia e la stima dimostrata ed un’artista incommensurabile della musica e della danza popolare, una Musa dei giorni nostri, Margaret Januario.

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