"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


La pizza napoletana è “Specificità Tradizionale Garantita”

10.12.2009 12:27

 «L'Europa ha premiato il lavoro e la tenacia dei produttori napoletani che finalmente vedono raggiunto il traguardo del marchio Stg a tutela di un prodotto simbolo della tradizione napoletana che troppo spesso e da troppo tempo è stato oggetto di pessime imitazioni». Con queste parole il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, ha commentato la decisione presa oggi, 9 dicembre, alle ore 13,00 a Bruxelles dal Comitato Permanente per le Denominazioni Garantite.

Con tale riconoscimento, il consumatore avrà la certezza che ogni volta che si troverà in presenza di tale marchio esposto all’interno di pizzerie, ristoranti, osterie e trattorie di qualsiasi città d’Europa, degusterà un prodotto fatto con pomodoro, mozzarella di bufala Dop o mozzarella Stg, olio extravergine d'oliva e origano, con un diametro non superiore ai 35 cm, il bordo rialzato (cornicione) tra 1 e 2 cm e una consistenza insieme morbida ed elastica.

Gino Sorbillo, titolare dell’omonimo storico esercizio di Via dei Tribunali a Napoli, così ha commentato la notizia: «Ho atteso questo giorno da quando sono nato e ora non mi sembra vero». Inevitabile la festa che da ora di pranzo si è sviluppata per le vie del centro storico partenopeo. E tra maschere di Pulcinella e pizze regalate, anche Coldiretti parla di una conquista importante: «Si tratta di una prima forma di tutela di fronte al rischio concreto di trovarsi servito in pizzeria un prodotto preparato con cagliate provenienti dall'est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo e farina canadese o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale». «Oggi “pizza”», conclude Coldiretti, «è la parola italiana più conosciuta all'estero (Marino Niola ricorda quando una ragazza statunitense gli chiese se ci fosse un nome italiano per “pizza”, ndr) con l'8%, seguita dal cappuccino (7%), dagli spaghetti (7%) e dall'espresso (6%). In Italia ci sono 25mila pizzerie, con 120 mila posti di lavoro e un fatturato di 5 miliardi di euro».

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