"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


La piramide d'Irpinia

18.07.2009 12:59

Nasce in Egitto e di esso conserva ancora il sapere manuale dell’agricoltura fertile della Valle del Nilo. Il suo acclimatamento è, però, estremamente riuscito in Irpinia, Abruzzo e Molise, con qualche piccola presenza anche nei Campi Flegrei dove, tuttavia, i meglio informati sono pronti a testimoniare che si tratta di “un’altra cosa”.

Il consumo della cicerchia, dopo un lungo periodo di oblio, dovuto alla difficoltà di coltivazione e di cottura, è stato molto rivalutato per la sua ricchezza in calcio e fosforo. Essa contiene un principio amaro, dal nome poco pronunciabile, latirina, e difficilmente assimilabile per l’uomo. Deriva da qui la necessità di macerarla in acqua salata e con una bollitura accurata. Ricca di proteine, amidi, vitamine B1, B2, e PP, calcio (soprattutto!), fosforo e fibre alimentari, la cicerchia viene consigliata in oligoterapia nutrizionale, nei disturbi della memoria e di affaticamento cerebrale, soprattutto per gli studenti e gli anziani.

Ma cosa si narra in Irpinia di questo legume, ritenuto molto adatto ai vegetariani che tendono a sentirsi deboli e astenici? Partendo dalla constatazione che la cicerchia è simile alla pianta dei ceci e cresce in terreni poveri e che il suo periodo di raccolta è tra i giorni di fine Luglio e quelli di inizio Agosto, gli irpini hanno deciso, data la sua importanza nella dieta, di dedicare ad essa addirittura una sagra. Nello specifico, a Frigento, si valorizza questo prodotto tipico nell’ultimo fine settimana di Luglio con un menu basato su ricette di antica tradizione che coinvolgono lagane, baccalà, insalata e, addirittura, dolci. Insomma, come dire? Mangiatela quando volete, purché lo facciate.

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