"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


La "tipica" tavola natalizia

12.12.2009 12:32

 Esiste un calendario fatto di numeri e uno composto da regole alimentari. La ricorrenza natalizia appartiene soprattutto al secondo tipo. Ogni terra - si sa - ha le proprie consuetudini in tavola, ma la ricchezza geografica della Campania offre un’infinita varietà di prodotti e di ricette che disegnano una mappa di concretezza agroalimentare difficilmente reperibile in altre regioni. Vi sono, tuttavia, dei tratti distintivi, patrimonio dell’intero territorio regionale: un mix composto da castagne del prete, fichi e nocciole,  identificato a Napoli con il nome collettivo di sciosciole. Se poi è anche tipico, meglio.

 

La castagna di Montella

Il castagno sarebbe arrivato nel Terminio - Cervialto dall’'Asia Minore nel VI secolo a.C. Già nel 571 d.C., poi, sotto i Longobardi, è stata emanata la prima legge per la tutela di questa coltura. La castagna di Montella, considerata “pane dei poveri” e riconosciuta nel 1992 con il marchio europeo di Indicazione Geografica Protetta, viene raccolta tra ottobre e novembre. Ricche di amidi e zuccheri complessi, le castagne sono particolarmente indicate nella dieta di giovani e sportivi. Sulle tavole natalizie campane, le castagne di Montella sono consumate principalmente dopo aver subito un’essiccazione a fuoco lento su graticci di legno per 15 giorni, tostate e successivamente idratate con acqua e vino: nascono così le castagne del prete.

Il fico bianco del Cilento

L'introduzione del fico nel Cilento sembra sia antecedente al VI secolo a. C., ivi portato da coloni greci. Furono, poi, i Romani a decantare le caratteristiche dei fichi essiccati. La Dop “Fico bianco del Cilento”, ovvero il Dottato essiccato, deve la sua denominazione al colore giallo chiaro della buccia, che diventa marroncino per i frutti cotti al forno. La polpa è pastosa, molto dolce, con acheni vuoti e ricettacolo interno pieno. Confezionati al naturale in diverse forme, i fichi del Cilento sono commercializzati anche in cesti di materiale vegetale. Una preparazione tradizionale è quella che vede i fichi “steccati”, infilati cioè in due stecche di legno parallele per formare le “spatole”. Il “Fico Bianco del Cilento” Dop è spesso reperibile farcito e, per i più esigenti, ricoperto di cioccolato o immerso nel rum.

La nocciola di Giffoni

Sui Monti Picentini tra uomo e nocciola c'è un legame antico e intimo. Già alla fine del '700 il territorio di Giffoni Sei Casali fu ritenuto particolarmente adatto alla sua coltivazione e, nel corso dei secoli, la diffusione è continuata, favorita dalle industrie dolciarie. Caratteristiche di questa cultivar sono la forma sferica e l'ottima pelabilità. Dopo la ripulitura dal guscio, il frutto viene messo ad essiccare per 2/3 giorni e, poi, riposto in sacchi. In passato, i benestanti conservavano i sacchi fino a Natale per poi rivenderli a un prezzo superiore. Oggi il nocciolo, con i suoi 3000 ettari, costituisce la principale fonte di reddito per le aziende agricole della zona ma l’amore per esso ha anche radici religiose. Ad agosto, ad esempio, le primizie venivano donate alla "Madonna".

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