"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Le Primarie a Napoli si vincono "qualunquemente"

24.01.2011 12:12

Avrebbe dovuto essere il giorno della democrazia.

Invece è stato solo un altro appuntamento con i trastulli partitici di una Napoli che continua a giocare con clientelismi, favoritismi e - quel che è peggio - con la fame e la miseria.

 

Se è vero quanto si dice in queste ore a proposito della compravendita dei voti, vorrei che i candidati riflettessero con serietà su almeno tre aspetti differenti e complementari. In primis, quale esempio essi hanno offerto al popolo che hanno chiamato in causa per rendere patrimonio della base elettorale il nome sul quale far confluire i voti, con una vittoria ottenuta attraverso loschi interventi bipartisan e versando obolo a cittadini metropolitani già stanchi e sfiduciati dai soliti proclami disattesi di "cambiamento" e "buona politica".

 

Mi chiedo poi se fosse proprio necessario offrire nuove occasioni al centrodestra di attacchi - stavolta giustificati - in campagna elettorale: i punti a loro favore erano infatti già numerosi. Con quale ardire ci presenteremo alle prossime consultazioni dopo questa bagarre vergognosa? Dovremmo essere la risposta al libertinismo criminale professato dall'uomo di plastica, i portatori di legalità e democrazia contro la dittatura mediatica. Siamo invece solo un altra monetina per quella grande slot machine che è la vecchia politica distante anni luce dalle necessità del Paese e dei paesi.

 

Soprattutto però mi piacerebbe che i signori aspiranti Sindaci si domandassero: se sono bastati 10 euro per stravolgere un'operazione nata quale grande appuntamento di politica popolare in contrapposizione alle liste blindate del "porcellum", si immaginano essi anche lontanamente la povertà che è stata comprata vergognosamente e senza ritegno? In quali famiglie hanno speso la propria "carità"?

 

Ora forse è il momento, per i vincitori, di non dormirci la notte e convertire completamente il proprio agire affinché l'insano gesto (se è stato veramente compiuto) non faccia annegare nel mare magnum della feccia partitocratica ogni sforzo compiuto per ricostruire quel grande impianto ideologico con il quale nasceva il centrosinistra.

Perché il senso di questa meschina operazione non può e non deve essere solo quello di salvare il salvabile dopo le grandi sconfitte di Provincia e Regione. Se così fosse, infatti, come francamente temo, non sarà un male affidare anche Palazzo San Giacomo alle grinfie dei podestà di Sua Eminenza il Reuccio di Arcore.

 

Comunque vada, abbiamo perso. E questo è il dato più triste.

E non abbiamo perso perché sono stati sconfitti Umberto Ranieri e Libero Mancuso. Forse non abbiamo perso neppure perché a Gino Sorbillo - un lavoratore, prima ancora che un imprenditore, uno di quelli appartenenti alla classe sociale che noi diciamo di volere tutelare - è stato impedito di aprire regolarmente le sue pizzerie perché ha trovato della colla a presa rapida nei lucchetti delle saracinesche. Fatto imperdonabile e di una gravità mostruosa.

Abbiamo perso perché un esercizio democratico si è trasformato in una "guerra di bande". In un perverso circolo vizioso per il quale i cattivi esempi non andranno mai via dalla politica, perché la politica non è più il vero esercizio del potere del popolo. Abbiamo perso perché, allo stato attuale, la Sinistra (e non solo il PD, visti i nomi che avevano dato fiducia alle Primarie) a Napoli non ha più ragione di esistere.

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