"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Note per la messinscena

12.03.2009 00:00

Il linguaggio delle emozioni è ovunque valido e comprensibile. Non ci sono fili logici o sequenze temporali, se non in apparenza, eppure la conduzione della trama è evidente perché parla al cuore.

Non era possibile descrivere altrimenti questa storia, o non ce ne sarebbe stato il bisogno di scriverla così. Per la messinscena, si tenga presente il rispetto delle parti salienti del testo, quali i brani poetici e i dialoghi tra i protagonisti. Anche i ruoli cosiddetti minori e soprattutto i filmati proiettati sul telo hanno la loro importanza. Laddove non esplicitamente descritti, si lascia spazio alla libera interpretazione del regista per la realizzazione di quei pezzi, affinché anche lui possa raccontare il suo “senso… di te”.

Protagonisti sono “lui” e “lei”. Ma protagonista principale è il cuore. I testi utilizzati sono quasi tutti flussi di coscienza o lettere dal cuore. Si tenga quindi ferma la volontà di interpretarli in questo modo.

Non si trascuri il ruolo delle luci, fondamentali per parlare di emozioni. Lasciamo parlare le parole, ma anche i gesti, gli sguardi, i passi, le luci, le mani, le carezze, i profumi.

“Un senso… di te” è un’opera teatrale e non un film, proprio perché può coinvolgere tutta l’aria sensoriale. Si faccia attenzione a non rompere la barriera tra il pubblico e la scena, per permettere allo stesso di essere proiettato in una dimensione onirica da non confondere con la vita reale. L’avvicinamento avvenga solo, come indicato, nell’ultimo quadro.

Si faccia attenzione al diritto d’autore. Alcuni brani non sono autografi. Lo stesso dicasi per tutte le canzoni. In particolare, come espressamente indicato, vi sono citazioni di Alessandro Baricco ed Eduardo De Filippo. Una poesia è di Mario De Tommasi.

 

Grazie a coloro che mi daranno voce.

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