"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


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09.10.2009 20:01

 A volte mi chiedo come sarebbe andata. 

Con buone probabilità non molto diversamente da come sta andando ora.

Talvolta si è costretti a dover ammettere che gli infiniti mondi di Giordano Bruno siano tutti sovraffollati nello stesso spazio-tempo. E che la vita che vivi sia solo una delle infinite vie d'uscita possibili. 
Mi chiedo spesso perché si riveli con tanta prepotenza nelle mie giornate ciò che solo qualche mese fa leggevo stampato sulle pagine di un romanzo.

Avrei conservato per sempre quell'euforia e quel desiderio. Se fosse stato in mio potere, all'infinito ne avrei perpetrato l'essenza. Tutto si è spento, però, di fronte al rifiuto. 
Tutto, tranne ciò che resta. E quel che resta è quella parola così lontana dalla mia vita concreta e che con troppo ardore ho tentato di stringere senza riuscire a gestirne le fila.

La storia si ripete, è vero. Un bastardo destino stavolta la fa girare al contrario. E quelle parole che odiavo sentirmi dire ora sono io a dirle. Quelle sensazioni che non comprendevo, quei modi di essere, diventano i miei in un perverso giro di vite. Mi odio. Come provo a fingere invano di odiare te. E mi accorgo che ciò che potrebbe essere il paradiso si trasforma in inferno quando le frequenze dell'anima non sono sintonizzate.

Perché, in fondo, tu sei ancora qua. Dentro di me. L'unico posto dove sei sempre stata. L'unico posto dal quale mi hai fatto volare, "l'immenso e il suo contrario" che ho vissuto nella speranza senza alcuna concretezza di approdare in quel lido che era solo nei miei pensieri. 

Chissà ora chi occupa davvero quello spazio come io non ho mai potuto, quale euforia risveglia i tuoi sensi, quale carezza ti avvolge. Qualche anno fa scrivevo a proposito di un altro ignobile momento: non voglio saperlo. Ora, fatte salve le apparenze, purtroppo sono ancora lo stesso. Non voglio saperlo. Quello sguardo posato in primo piano mentre da lontano sopraggiunge il mio rassegnato è il ricordo che ho di te. Quelle lacrime che ci bagnano, sconfortati da una presa di coscienza, da entrambi indesiderata, seppure per emozioni diverse, sono l'ultimo scorcio di luce che custodisco gelosamente. Quelle mattine in cui la felicità mi pervadeva nei miei chilometri verso la nuova battaglia quotidiana resteranno lì, come un album ingiallito che nessuno ha più il coraggio di vedere.

"Oggi cerco un amico che venga
a raccontarmi chi sono e perché
non ho niente di me.
Ma so che sono me stesso se piango 
sulla mia moto dove adesso c'è 
troppo spazio per me.
Non basta sognarti appoggiata ancora a me 
e riaprire poi gli occhi
per scoprire che
c'è ancora nell'aria un po' di te
E stanotte proverò
a cercare in quel che ho 
qualche cosa che abbia un senso 
ma se poi ti penso
volo, porto il vento dentro me
e gli parlerò di te
per non essere più solo, 
volo"
(Luca Sepe, Un po' di te)

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