"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Rosso e giallo. Colori del Vesuvio. Colori della Campania Felix.

13.06.2009 16:09

Viaggio alle falde del vulcano partenopeo

alla scoperta dei 40 sapori delle albicocche vesuviane

 

 

 

Rosso come il sangue di San Gennaro o come il fuoco che giace nelle viscere di Vesuvio. Giallo come lo zolfo di una città dominata da un monte che erutta e come l’odore dei demoni che per essa si aggirano.

Prunus armeniaca. Sarà pure questo il suo vero nome secondo la classificazione scientifica ma chiamarla crisommola ottiene di sicuro un effetto molto più piacevole. Comunque la si voglia appellare, tuttavia, l’albicocca è un frutto estremamente interessante. Basti pensare che, all’interno della sola tipologia nota come “albicocca Vesuviana” si distinguono oltre quaranta biotipi. I meglio informati ricorderanno la Palummella, la Pellecchiella, la Boccuccia liscia e la Boccuccia rugosa.

Una delle prime testimonianze storiche e accertate della presenza di cultivar di albicocca in Campania è dovuta al grande alchimista rinascimentale Giovan Battista Della Porta il quale, nella sua opera somma, Suae Villae Pomarium, edita nel 1583, distingue le bericocche dalle crisomele. Indovinate un po’ quali fossero le più pregiate. Ovviamente le seconde. Ed è da esse, dunque, che deriverebbe il napoletano crisommole, oggi assurto per estensione a indicazione di tutte le albicocche presenti sul territorio. Almeno nelle intenzioni, in quanto quando ci si trova di fronte a una qualsiasi apparente delizia, è difficile che qualcuno si chieda da dove provenga. Se da Napoli o da chissà quale altro punto sparso del mondo.

Nel XIX secolo, l’impresa saggistica collettiva Breve ragguaglio dell'Agricoltura e Pastorizia del Regno di Napoli, riconosce l'albicocco come l'albero più diffuso dopo il fico nell'area napoletana e, nello specifico, nella zona vesuviana.

Si monte o si 'ma monte 'e na jastemma

Si 'a morte si 'na morte ca po' tremma

Montagna fatta 'e lava 'e ciento lengue

Tu tiene 'mmano a te sta vita meja...

Si fumme o si nun fumme 'o faje rummore

'o fuoco ca te puorte dint' o core

quanno fa notte e 'o cielo se fa scuro

sulo 'o ricordo 'e te ce fa paura.

Il Vesuvio. Così descrive il vulcano partenopeo uno dei cantori della tradizione che bene incarna il sottile confine tra la campagna e la città, Marcello Colasurdo, fondatore ed ex leader del gruppo operaio di Pomigliano D’Arco ‘E Zezi. È nel territorio di questo apparentemente innocuo gigante buono che l’albicocca – per l’appunto vesuviana – crescerebbe meglio. Un vulcano alle falde del quale non è consigliabile vivere, come ci ricordano in molti, eppure con un terreno che è tra le più grandi ricchezze della Campania Felix. Il miglio d’oro è la sua area di produzione. Il territorio interessato all’80% dei frutti commercializzati è, infatti, compreso nei Comuni della cosiddetta “zona rossa”: da Portici a Trecase al Vesuvio, da Sant’Anastasia a San Giuseppe Vesuviano, passando per tutte quelle aree quotidianamente oggetto di verifica da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Tornando al Breve Ragguaglio dell’Agricoltura, però, va ricordato ancora che è in esso che ritroviamo l’affermazione che le albicocche vengono qui «meglio che altrove e più maniere se ne contano, differenti nelle frutta (polpa, ndr)».

Nonostante la più volte sottolineata variabilità degli elementi, almeno su un punto va, comunque, sottolineato che le albicocche vesuviane sono tutte d’accordo: la maturazione. La maggior parte degli ecotipi presenti in quest’area matura, infatti, intorno a metà Giugno, in maniera abbastanza precoce rispetto alle altre varietà e presenta un colore rosso sfumato sulla base giallo-aranciata della buccia.

Ci sarebbero, dunque, tutti gli elementi per il riconoscimento dell’IGP da parte degli Organismi internazionali, ma come si sa questi hanno tempi molto allungati. E, così, mentre si attende il riconoscimento dell’Identificazione Geografica Protetta da parte dell’Unione Europea, le crisommole si consolano arrivando sulle nostre tavole con la Protezione transitoria nazionale.

Denominazione: Albicocca Vesuviana

Prezzo: tra i 2 e i 3 €/kg

Area di produzione: Portici, Trecase, Sant’Anastasia, San Giuseppe Vesuviano

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