"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Scena decima

04.03.2009 00:00

Talia appare ai piedi del palco con una mela tra le mani.

Durante la scena, ad ogni Musa viene donata una mela dal narratore.

 

 

Talia: (riprendendo da sola, con una mela tra le mani) Alla dolce melodia di Partenope, i fiori iniziarono a trasformarsi in pomi piccolissimi e verdastri. Virbio rimase a bocca aperta vedendo la trasformazione. Partenope, incuriosita dal piccolissimo pomo, e attirata dal profumo intenso che emanava, volle regalare alla piccolissima mela una sua altrettanto piccola lacrima.

La prese e la introdusse al centro della mela, la quale al contatto con la polpa bianca, si solidificò assumendo un colore più scuro ed un sapore zuccherino, diventando il nucleo di questa futura mela annurca.

Spuntava l'alba e la barca, dopo vari tentativi di approdo andati a vuoto, si diresse verso l'entroterra dello scoglio di Partenope, approdando al lido di Cuma nei Campi Flegrei, ai confini con gli Inferi, sul lago d'Averno. Virbio, Diana ed Epirotina piantarono gli alberi di melo in quel territorio della Campania Felix, dove essi trovarono l'humus ed il clima adatti.

 

Narratore: (comparendo dal palco) Eh, già…

 

Talia: Ma! Che ci fai qui? Dove ti eri cacciato?

 

Narratore: Sai com’è… Quando mi commuovo non mi va di farmi vedere in pubblico…

 

Talia: (con tono di rimprovero) Narratore!

 

Narratore: Uff! E va bene! Avevo visto questa bella donna e volevo conoscerla. Tutto qua! Ma che sei? Gelosa?

 

Talia: Io? Di te? Piuttosto… Quale bella donna? Ce ne sono tante.

 

Narratore: ‘A sirena… Partenope. È troppa bella!

 

Talia: Ma come! Ma non sai che le sirene non possono innamorarsi di uomini?

 

Narratore: Mmh… E chi te l’ha detto?

 

Talia: Ora te lo faccio raccontare da Calliope.

 

Narratore: (scendendo dal palco) Noooo! Ti prego no. Farò il buono per tutta la vita. Giuro.

 

Talia: (chiamando) Calliope!

 

Narratore: Ti scongiuro… Pe chella bella Mamma d’o Carmine!

 

Calliope: (sdraiata sul palco) Dimmi, cara.

 

Talia: Calliope, racconteresti a questo mio caro amico, assetato del tuo sapere

perché le sirene non possono innamorarsi di uomini?

 

Narratore: Sì, ma brevemente, eh! Che tenimmo che fa! (a Talia) Sì proprio ‘nfame!

 

Talia: Così impari a guardare le altre donne!

 

Calliope: (avanzando) Secondo il mito, la sirena Partenope, innamoratasi perdutamente di Ulisse, cercò di ammaliarlo col suo canto e di attrarlo a sé nel mare profondo. Ma l’eroe le resistette facendosi legare all’albero della nave, mentre costeggiava le isole di fronte a Nerano. Disperata, la giovane sirena si uccise, e il suo corpo fu sospinto dalle correnti sullo scoglio di San Leonardo a Mergellina. Sul suo sepolcro, allora, i Napoletani, edificarono la città che, da quel personaggio, prese il nome. Da Mergellina, Partenope continua ancor oggi ad ammaliare col dolce canto i marinai.

 

 

Calliope si ritira.

 

 

Narratore: (dopo un attimo di pausa) Però! Che bella storia!

 

Talia: Sì, uomo di poca fede e nessuna cultura.

 

Narratore: Oooh! Calma calma bella!

 

Talia: Hai sentito, dunque?

 

Narratore: (con distacco) Sì… Vabbè, allora… Se le cose stanno così… (interessato) Tu che fai stasera?

 

Talia: (al pubblico) Dunque, come avrete capito, la Sirena Partenope accolse, senza ammaliare, i nostri amici che giunsero dunque fino a Cuma. Lì, iniziarono la coltivazione di questi pomi detti orbiculati e poi orcule ed infine annurche.

 

 

Talia ritorna sul palco.

 

 

Narratore: Bella… Ma scuntrosa assaje!

—————

Indietro