"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)
Scena prima (nona)
13.03.2009 19:46
Musica di Guardastelle di Bungaro. Lui entra da destra. È notte. Ha indosso solo dei bermuda ed una t-shirt nera. Apre la finestra e guarda il cielo. Poi si siede sul letto e pronuncia la battuta d’apertura del secondo atto.
Lui: senza fiato
ogni volta che ti vedo
i pensieri
le tue labbra scorrono
suono immagine e vita
strazianti i tuoi no
disarmanti e semplici
schietti
franchi
eterno girovagare
in cerca di cosa
o chi dia respiro ai palpiti
agli occhi
al mondo e solo il sogno
può farla sopportare
la vita resta
solo sopravvivenza
l'inversione di un silenzioso
pallido e tremante
tormento ed estasi
chiudi le mani
parlami
con gli occhi
schiudi
le labbra
scopri
di potermi vivere
Al termine, senza alzarsi a guardare la luna, riprende subito.
Lui: Questa sera sei stupenda… luna.
Fine della musica. Alza gli occhi verso il pubblico.
Lui: Non poteva che essere così. È la luna della Vergine. Già ieri mi ero incantato a guardarla mentre attraversavo il lungomare dove si congedò dalla vita la sirena, Partenope. Mentre ero lì, distratto dalla scia dei motori che con me percorrevano la stessa strada, il mio sguardo non poteva che emozionarsi al cospetto di quel tondo rosseggiante che tanti poeti hanno cantato.
Quanti innamorati accoccolati sotto quella luna, quanti amori silenziosamente dichiarati avendo lei per testimone, quanti pensieri, speranze, visioni che essa stessa induce. Su di me ha, come sempre, un effetto di malinconia, misto a quel senso di emozioni che sono il pane che da sostentamento ad ogni giorno.
Sospira ed accende una Camel. Poi ritorna a parlare.
Lui: Il legame con te, però, si sa, è pericoloso. È un continuo, perenne cambiamento che se da un lato può emozionare, dall'altro può offrire a chi è in condizioni più favorevoli, il traguardo di una stessa emozione.
Da le spalle al pubblico, va verso la finestra e si rivolge direttamente alla luna.
Lui: A te, o Luna, affido i miei sogni perché possa custodirli come solo tu sai fare ed illuminarli con la tua luce. Mai abbagliante.
Lui si siede al suo notebook e scrive. Si abbassa quasi completamente il telo ed in sottofondo c’è “Notte ad Harlem” di Giovanni Allevi. Il video mostra il blog di lui, nel quale si legge chiaramente il titolo: “Al di là del bene e del male”, il sottotitolo: “perché in fondo siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” e poi i caratteri del post che sta scrivendo.
Il testo che scorre davanti a noi è:
“Questa sera ho voglia di scrivere, non di parlare. Che strano! Pur sempre di parole si tratta. È per questo, forse, che sento di dover scrivere del silenzio.
L'atto della scrittura è inversamente proporzionale a quello della parola. Quanto più uno aumenta, l'altro diminuisce e viceversa.
La sua natura, invece, è strettamente connessa ad esso. Parole e segni stampati sono volti inumani che rispecchiano tutta la nostra piccola umanità.
Scavando nel profondo delle parole, si scorge il senso di insoddisfazione di una persona che ama in maniera viscerale la vita e che proprio per questo rifiuta tutto quanto non gli permette di essere felice.
Non si possono accomunare i momenti e i motivi di silenzio, ma quando essi ci sono è perché sento di volervi bene, è perché vi sto donando una parte per me importante affinché possiate accoglierla o ascoltarla...
È così difficile comprendere il silenzio? In molti dicono che è per loro impossibile spiegarne i motivi. Come è difficile spiegarlo a parole... ma se non fosse così, altrimenti, perché esisterebbe? La verità è che alcune persone, forse tutti, difficilmente comprendono i sentimenti altrui o, comunque, difficilmente riescono a sentirsi parte di essi... in tutti i sensi...
Non è una colpa, ma fa tremendamente male.
Ci sono dei versi che sento dentro di me, ma che non dedico a nessuna persona. Li dedico alla mia anima, al mio stesso vivere, che è ontologicamente diverso dalla vita che vorrei.
La differenza tra l'essere e l'esserci è la chiave di lettura tra ciò che si ha e ciò che si è.
Avere è possedere, sentirsi importante, desiderabile, realizzato e superiore.
Essere è. E ti consente di continuare a cercare, a sperare, a sognare che un altro mondo è possibile.”
La musica continua.
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