"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)
Scena quinta
10.03.2009 00:00
Luce dalla scrivania. Siamo nella sua camera e c’è solo lui.
Lui: Da quel momento, sono passati tre anni, molte scarpe ed ancor più Camel Blue.
Si sentono delle campane in lontananza.
Lui: Che stupida vanagloria!
Nel silenzio della sua camera, si siede al suo notebook, digita la password ed inizia a scrivere sul suo blog, un ipocrita diario che di segreto non aveva nulla.
Lui: (quasi come un’invocazione alle Muse) Pagine ricche di malinconia, righe che contengono sospiri molto più significativi delle parole.
Si alza e si accende una sigaretta.
Lui: Al ricordo di te, che mi hai donato, insieme alle tante lacrime e ire, anche tanti sorrisi, serenità ed emozioni irripetibili, va il mio pensiero.
Un posto unico e speciale nel mio cuore e nella mia storia. Nessun rimpianto, forse qualche inutile rimorso nel constatare con cinismo che avrei potuto farcela prima a non svegliarti...
Come accade per i Papi, per i quali dopo un personaggio riconosciuto "magno" quel nome non sarà più riutilizzato, dire "ti amo" dopo te, dopo la "te" che ho vissuto io, non avrà alcun senso.
Silenzio.
Lui: A te auguro quella felicità che non ho saputo dare e che desidero tu abbia finalmente trovato con lui, perché la meriti. Ti auguro di non sentirti appartenere le parole che ho pronunciato per me, perché l’amore è necessario viverlo e pensare al passato solo come una (bella o brutta) non indispensabile pagina.
Silenzio.
Lui: Ho un solo desiderio: non incontrarti mai più sui miei passi, nelle mie parole e nelle mie conoscenze, perché il mondo è abbastanza grande per vivere se non ci sei... e soprattutto perché preferisco conservarti nel mio ricordo, e lì ritrovarti, quando nello smaliziato dono di noi abbiamo veramente creduto che fosse amore.
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