"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Scena seconda

12.03.2009 00:00

Sul finire della canzone, un banditore, il nostro narratore, giunge dal fondo del teatro gridando.

Una luce lo segue.

 

 

Narratore: Popolo po’!

Popolo po’!!!

 

 

Il narratore cammina lentamente verso il palcoscenico, ma non vi sale. Recita la sua declamazione girando tra il pubblico e guardandolo fisso negli occhi.

 

 

Narratore: Attenzione!

Battaglione!

È asciuto pazzo ‘o padrone.

Ha miso ‘e femmene affacciate ‘o balcone!

 

 

Pausa. Guardando il palcoscenico.

 

 

Narratore: E che femmene, però! So’ femmene ‘e primma scelta: sono le Muse! Eh… ‘o padrone è na brava perzona!

E vuje tutte, onorate perzone che siete qui, presenti, in questo stupendo palazzone ora conoscerete le meraviglie di una storia piena di passione.

 

 

Diventando più serio. Parte una musica di sottofondo

 

 

Narratore: Chesta è ‘na storia antica che risale alla notte dei tempi. È una storia ch’accummencia nell’antica Grecia, dove una famiglia onesta, povera, di contadini teneva a coltivazione degli alberi di mele.

‘O pate, di nome Virbio, era nu ‘ddio… ma no nu ‘ddio ‘a chiacchiere, chillo era ‘nu ddio overo! E pure ‘a mamma, Diana, pur’essa era ‘na dea, una dea di una bellezza e di un fascino “eccezziunale”!

E a questo punto mi sembra giusto raccontarvi come si erano conosciuti…

(sospira) È bello essere romantici!

Dunque, c’era una volta…

 

 

Sul palco, tra le Muse disposte ai lati, appare una donna.

Le Muse, subito, le si fanno intorno, recitando una Preghiera.

 

 

Muse: Bella Dea dell'arco! Bella Dea delle freccie! Della caccia e dei cani! Tu vegli colle stelle quando il Sole va a dormir, tu colla luna in fronte cacci di notte meglio del di'. Colle tue ninfe al suono di trombe - Sei la regina dei cacciatori - regina della notte. Tu che sei la cacciatrice più potente di ogni cacciator – ti prego pensa un poco a noi!

 

 

Mentre le Muse sono intente ad invocare la dea, arriva un giovane bellissimo che, incantato dalla dea, si nasconde dietro un albero e resta a fissarla. Quando le Muse ritornano ai propri posti, lui le si avvicina.

 

 

Virbio: Mi scusi, signora.

 

Diana: (scostante) Sì?

 

Virbio: Mi permetto di disturbarla perché sono rimasto incantato dalla sua bellezza. Lei è… è talmente bella che emana quasi una luce.

 

Diana: (adirata) Quasi?

 

Virbio: Sì, cioè, intendo dire…

 

Diana: (interrompendolo) Mi scusi, signore, ma non ho tempo da perdere in simili futilità.

 

Virbio: Mi permetta di presentarmi, sono Virbio (le bacia la mano), il re del bosco.

 

Diana: Mmh, non ha un suo biglietto da visita?

 

Virbio: Ma non li hanno ancora inventati!


Diana:
(a braccia conserte) E allora che re sei? Ordina ai tuoi sudditi di crearli!

 

Virbio: (sconfitto) Ma i miei sudditi sono vegetali.

 

Diana: (c.s.) Il solito re che accusa d’inerzia il suo popolo!

 

Virbio: Ma cosa ha capito?! Sono vegetali, nel senso che sono piante, alberi.

 

Diana: (sorpresa) Cosa?! I tuoi sudditi sono piante?

 

Virbio: Sì.

 

Diana: (con fare da indagatrice) Come sarebbe a dire?

 

Virbio: Beh, se sono il re del bosco, il mio compito è quello di custodire la natura, nel rispetto della dea che si aggira in questi boschi.

 

Diana: (c.s.) Ah, sì? E tu, questa dea l’hai mai vista?

 

Virbio: Macché! Mica è facile.

 

Diana: (intraprendente, tendendogli la mano) Beh, io sono Diana!

 

Virbio: (incredulo) Diana?

 

Diana: Sì.

 

Virbio: (c.s.) La dea della caccia?

 

Diana: Sì.

 

Virbio: (c.s.) La Vergine cacciatrice?

 

Diana: Sì.

 

Virbio: La protettrice del bosco?

 

Diana: (stanca) Conosci tutto il mio curriculum?!

 

Virbio: Oh, che gioia! Quale felice incontro! (si inginocchia) Mia dea!

 

Diana: Rialzati, Virbio! (guardandolo) Ma… piuttosto… non sapevo che il re del bosco fosse così… “carino”…

 

Virbio: (arrossendo) Grazie, grande e potente Dea.

 

Diana: (conciliante) Beh, chiamami solo Diana… Per ora!

 

 

Facendo un occhiolino al pubblico e sottobraccio a Virbio si allontana.

Il narratore, di nuovo in luce, riprende.

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