"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Un orto per Sant'Antimo

26.09.2010 15:10

Dopo le prime tre lezioni svoltesi tra aprile e maggio con la formazione degli insegnanti, partirà con l’apertura del nuovo anno scolastico il progetto di “Orto in Condotta” attivato da Slow Food Napoli presso il 3° Circolo Didattico “E. Fermi” di Sant’Antimo. Fortemente voluto dal Dirigente Scolastico, Raffaele Del Prete e dall’insegnante Orsola Vallifuoco, l’orto è finanziato dal Comune di Sant’Antimo e dalla Provincia di Napoli e indirizzato agli allievi della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. «Sebbene l’Orto in Condotta sia la principale proposta educativa messa in campo da Slow Food Italia, far nascere un orto scolastico a nell’Agro Aversano ha, a mio avviso, un valore simbolico ancora più alto – afferma il responsabile del progetto Educazione per Slow Food Campania, Giuseppe Orefice. Questo territorio ha sempre vantato una radicata vocazione agricola e alcune produzioni, in un passato non troppo remoto, raggiungevano standard qualitativi eccellenti. Attualmente, invece, salta agli onori della cronaca per l’utilizzo sbagliato, se non criminoso, di quello stesso suolo agricolo». Il progetto, della durata di almeno 3 anni e un costo complessivo di 7000 euro, è stato presentato alla comunità cittadina nello scorso mese di maggio, nel corso di un evento che ha teso a riavvicinare i cittadini, soprattutto i più giovani, alla cultura agricola, offrendo una merenda a base di pane, olio e marmellata. Particolarmente entusiasta dell’iniziativa l’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco, Francesco Piemonte, il quale ha presenziato all’atto della piantagione nel futuro orto di un albero di olivo, emblema della cultura agricola del Mezzogiorno e simbolo di pace. A curare l’orto, nei tempi di inattività della scuola, saranno i “nonni ortolani” che, a detta di Orefice, che li ha incontrati nelle fasi di preparazione, sono «persone che conservano la memoria di un passato agricolo fatto anche di stenti e di lavoro duro nei campi. Quei campi che, come hanno tenuto a riferirmi, rappresentavano per loro anche una scuola, dove si imparavano la biologia, la fisica, la chimica, la matematica e perfino la religione. Imparare dalla natura a rispettarne tempi e storie resta, dunque, il senso più importante di questa attività».

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