"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Cemento armato

16.11.2008 12:18

Non capisco perché le recensioni di Cemento armato siano negative. Come se si volesse costringere sempre e solo al ruolo di sornioni protagonisti grandi attori del jet-set tricolore.
Il film di Marco Martani con Giorgio Faletti, Nicolas Vaporidis e Carolina Crescentini parla di una scomoda verità senza trascurare, nel contempo, lo spazio per il sogno, il quale sembra infrangersi solo malamente nelle battute finali. Non ha l'ambizione cronachistica della Gomorra raccontata da Roberto Saviano ma mette al centro quanto in Gomorra-film viene omesso, ossia lo stretto legame tra la speculazione edilizia, l'anti-Stato e le connivenze con alcuni elementi delle forze armate, che sono pane quotidiano della storia d'Italia dell'ultimo quarantennio. Anzi, forse sono LA storia, più nota e più taciuta d'Italia.
Si è descritto a torto un personaggio creato da Faletti poco credibile, mentre è più verosimile della più cruda realtà. Per non parlare della storia di Diego (Vaporidis), uno che partendo dal furto e dagli espedienti di quelli che a Napoli si chiamano "mariuncielli" finisce per trovarsi in un giro più grande di lui dove non esistono valori. Un giro che non conosce e, forse, solo per questo riesce a scalfire, fino ad arrivare ai suoi massimi vertici. 
La regia è quasi impeccabile (qualche remora è sulla fotografia), in uno stile che supera il trend italiano e fa il verso a quello hollywoodiano. L'assenza dell'happy end tipica della cinematografia nazionale di spessore si conferma anche in questo film ma non lo rende un "classico" (nell'accezione negativa) film da Italietta. La musica dei Negramaro, con Senza fiato ripresa in variazioni enigmatiche nell'intreccio e che si sostituisce ai dialoghi dell'ultima sequenza con la voce di Giuliano Sangiorgi e Dolores 'O Riordan è arte. Ricorda, per certi versi, l'epilogo di Thelma&Louise (da notare anche la somiglianza tra l'ispettore della produzione di Ridley Scott ed il nostrano "dottore", forse volutamente alter-ego del "primario") e, per certi versi, ne ridisegna le tracce, testimoniando l'impossibilità di sconfiggere "il sistema", anche attraverso interventi kamikaze.
Cemento armato è stato riconosciuto film di interesse nazionale (ma sappiamo che non è indicativo, data la grande mole di pellicole sovvenzionate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e prodotto da grandi firme come RAI Cinema, Fandango e Fulvio Lucisano. Cemento armato è stato, forse, criticato per una nostra ipocrita omertà nel riconoscere e mostrare ciò che è a noi più vicino: è facile parlare della camorra a Napoli ma non lo è altrettanto dire che il "sistema" va ben oltre il Sud ed il racconto olografico. "Nessuna cartolina per giapponesi" dice il primario in una delle scene in cui racconta l'assurdità di un mondo in cui non si distingue più il "principe" dal "drago". L'impossibilità di legami solo apparentemente slegati e messi insieme da una sorte beffarda.
Il senso di Cemento armato è tutto qui. E resta, secondo me, un grande film con grandi attori.

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