"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Cento anni ma non li dimostra… o forse sì. Claude Levi – Strauss compie 100 anni.

17.11.2008 00:00

  

Il cibo non ha solo funzioni nutritive ma è un mezzo per leggere i cambiamenti incessanti che si verificano nel mondo e dell’uomo. Se tutto questo ci sembra ormai indiscutibile, gran parte del merito va sicuramente a Claude Lévi-Strauss, nato a Bruxelles da genitori di religione ebraica il 28 Novembre 1908. A lui, punto di riferimento degli studi umanistici del Novecento, fondatore dello strutturalismo e padre dell’antropologia dell’alimentazione vanno i nostri auguri per i suoi 100 anni, che sono ovviamente l’occasione per conoscerlo un po’ di più. Almeno per i temi più vicino a noi.

Quanto emerge da un’analisi del pensiero di Lévi-Strauss nell’ambito dell’antropologia dell’alimentazione è, dunque, il fatto che essa vuole essere quel settore delle scienze sociali che si candida a leggere e interpretare l’evoluzione umana attraverso le categorie di cibo, cucina e alimentazione nelle differenti società, passate e presenti. Il procacciamento, la preparazione e il consumo del cibo sono, infatti, attività comuni a tutte le civiltà ma i gusti e le possibilità con cui questo avvenga variano notevolmente da cultura a cultura. Lévi-Strauss è considerato, a ragione, padre di formulazioni teoriche che oggi potrebbero a qualche studioso sembrare superate ma che sono alla base di molti degli studi successivi in merito. L’antropologo Marino Niola, in un articolo apparso recentemente su La Repubblica, afferma: «Nessun antropologo ha esercitato un’influenza altrettanto vasta al di fuori del proprio campo. A differenza di altri grandi antropologi […] il padre dello strutturalismo non è divenuto celebre per aver descritto popoli primitivi ma piuttosto per le implicazioni generali del suo pensiero. […] L’antropologo francese non è stato il primo né il solo a sottolineare il carattere strutturale dei fenomeni sociali, ma la sua originalità sta nel prendere questo carattere sul serio e trarne imperturbabilmente le conseguenze. È naturale che una ricerca di questo tipo abbia suscitato discussioni e polemiche non fosse altro che per il fatto di condurre ad una messa in discussione di certe categorie tipiche dell’umanesimo occidentale, non ultimi i concetti di “uomo” e di “umanità”. E d’altra parte in un celebre passo del Pensiero selvaggio Lévi-Strauss ha affermato che il fine ultimo delle scienze umane non consiste nel costituire l’uomo ma nel dissolverlo».

Al di là di apologie o condanne, però, l’attualità di Lévi-Strauss sta probabilmente nel principio di fondo alla base di tutte le ricerche da lui finora compiute, ossia l’idea che «più che dare risposte sensate, una mente scientifica formula domande sensate».

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