"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Costruire il luogo in sé e fuori di sé, pensando a quando l’arte era rito

19.03.2009 12:46

Laboratorio di Antropologia della performance

(a cura di Antonio Puzzi e Luigi Giova)

 

Obiettivi

In una società policentrica, che sembra sempre più avvicinarsi alla teoria degli infiniti mondi di Giordano Bruno e vuole dimostrare anche scientificamente la presenza degli universi paralleli, anche l’arte ha il suo ruolo. Anzi! Soprattutto l’arte ha il suo ruolo. Necessario per non perdersi tra le infinite vie di comunicazione, per evitare lo spaesamento e l’alienazione, per districarsi nei labirinti della società attuale e del villaggio globale e per creare una rete che si intessa sempre più e che, nel contempo, si espanda, in grado di cogliere l’estetica del mondo.

L'uso del teatro, della poesia, della musica e della danza a scopi terapeutici sono documentati in numerose civiltà dal mondo antico ad oggi, prevalentemente all'interno di un modello di pensiero magico - religioso o sciamanico. Il concetto di musicoterapia come disciplina scientifica si sviluppa, invece, già all'inizio del secolo XVIII.

«Sembrava il suono di tanti tamburi». Così dice Rocco De Filippo, un abitante di Nocera Inferiore, a proposito della caduta dei lapilli sulla sua casa durante l’eruzione del Vesuvio del 1944. Perché è necessaria l’arte? Perché l’emozione? Perché la creatività come risposta possibile? Perché, come dice William Shakespeare a conclusione della sua opera più sincretica, La tempesta: «perché, in fondo, siamo fatti della stessa sostanza dei sogni».

 

Modalità di svolgimento

Il laboratorio di antropologia della performance si articola nella creazione di una comunità che sia presente per l’intera settimana sul territorio, definendo un programma di osservazione finalizzato alla percezione del luogo e del suo valore interiore. Le osservazioni del singolo saranno, ovviamente, al centro dell’incontro quotidiano del laboratorio, il quale, per ovvii motivi, non porrà limiti né di presenze, né di partecipazione, né di età, ma richiede esclusivamente una particolare volontà di mettersi in gioco attraverso la sensibilità artistica, in tutte le sue voci.

La discussione quotidiana sarà finalizzata alla creazione di una sessione di performance contestualizzata, che prenda spunto dalle suggestioni delle esperienze vissute e le traduca in linguaggio artistico: musica, poesia, danza, prosa, diario. Ogni pagina potrà essere il momento di condivisione di un percorso e l’inizio di una nuova visione del mondo attorno a sé.

Due incontri tematici saranno dedicati al racconto di una ricetta della tradizione attraverso le performance artistiche e l’aiuto di giovani cuochi, magari in collaborazione con il laboratorio sul Cibo.

L’ultimo incontro sarà, infine, rivolto ad una messa in scena aperta a tutti di quanto raccolto, conosciuto e confrontato nell’intera settimana.

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