"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


La Campania dei Presìdi

22.02.2009 00:00

Itinerario tra prelibatezze della gola e racconti d’identità

tra Campania e Basilicata

«Ma prima di solcare col ferro una distesa ignota, badiamo a conoscere bene i venti, gli usi mutevoli del cielo, le coltivazioni a vite e le caratteristiche di quei luoghi, e cosa rifiuta o sa produrre la regione. Qui vengono più ricche le messi e lì la vigna, altrove verdeggiano spontaneamente gli alberi da frutta e le erbe».

Non sono parole di Carlo Petrini, ma affermazioni risalenti al I sec. a.C. e scritte da Virgilio nel libro I delle Georgiche. Nel corso dei secoli, invece, l’agricoltura industriale ha fondato il suo sviluppo sul sistema iperproduttivo, un sistema rivelatosi fallimentare perché ha inquinato il pianeta non riuscendo a sfamarlo, ha cancellato identità culturali e ha drasticamente ridotto la diversità. Negli ultimi cento anni si sono estinte, infatti, trecentomila varietà vegetali, un terzo delle razze autoctone e il 75% delle riserve di pesce del pianeta. E ciò che è peggio è che le biodiversità continuano a scomparire al ritmo di una ogni sei ore, mentre i contadini stanno perdendo il diritto ai semi, a causa delle multinazionali che brevettano sementi più produttive che impoveriscono i terreni e richiedono un massiccio uso di fertilizzanti e pesticidi.

È questo il motivo per cui, nel 1998, Slow Food ha dato vita al progetto dei Presìdi, con l’Arca del Gusto prima e con la Fondazione per la Salvaguardia della Biodiversità, poi. I Presìdi, presenti in 47 Paesi, sono 298, 177 in Italia, di cui 16 tra Campania e Basilicata (12+4). Essi coinvolgono oltre 100 000 produttori e possono essere definiti come un “nuovo” modello di agricoltura, basata sul recupero delle qualità e dei saperi tradizionali, sul rispetto delle stagioni e sul benessere animale. I produttori dei Presìdi rispettano disciplinari di produzione rigorosi, privilegiando ad esempio le razze autoctone nell’allevamento, realizzando formaggi rigorosamente a latte crudo e praticando una pesca sostenibile. I Presìdi hanno, pertanto, una storia e sono legati a un territorio specifico da un punto di vista ambientale, storico e socio-economico. Dal 2008, essi sono identificabili grazie a un logo colorato con la dicitura Presidio Slow Food.

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