"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Sanremo 2012 - Episode II

19.02.2012 13:21

 

Mi piace dire: «l'avevo detto». "Non è l'inferno" era l'incipit della nota precedente. E infatti non lo è stato, perché per lei si è trasformato in Paradiso. La medaglia d'oro di Sanremo 2012 è per Emma, venuta dalla vicina provincia italiana e con tanti problemi alle sue spalle, le uniche sulle quali ha fatto leva per scalare la cima, senza vendere al migliore offerente le tragedie di casa.

Sono cambiati i tempi da quando la Minetti vinceva senza giurie e Masini gareggiava praticamente da solo. Il parterre dei cantanti era fatto di re e di schiavi, Finardi e D'Alessio, passando per i Marlene Kuntz e per la beniamina della critica, Noemi. Emma vince con il voto popolare. Soffierà aria di novità in Italia?

No, «il palco di Sanremo non sarà mai quello di una rivoluzione», scriveva una mia amica qualche giorno fa, a commento della straordinaria esibizione di Patti Smith. Tant'è che - come accadde per Bersani (Pierluigi) due anni fa - anche Adriano ieri sera è stato salutato da fischi e accuse. Fa troppo "teoria del complotto" pensare con Claudia Mori che siano stati pilotati da Marano?

Eppure, mentre il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. E allora tutti a elogiare gli ascolti. Sì, perché i giornalisti in fondo sono come i tifosi del Napoli, pronti a dimenticare le sconfitte di fronte a una vittoria importante: quasi il 51% di share in prima serata (!) e circa il 69% in seconda... Sembra di essere tornati indietro di 30 anni. Sarà merito delle lacrime di Morandi, della comicità contenuta di Rocco Papaleo e di Geppi Cucciari, dell'attesa per il Celentano con le briglie o solo dell'assenza di varietà sostituiti dal blockbuster "Il Codice Da Vinci"?

Non che gli altri giorni siano stati più ricchi di proposte, ma la Smith e Brian May giovedì non hanno potuto da soli battere la monotonia della conduzione di Morandi e l'inutilità della povera Iwana per la quale ancora ci domandiamo come sia finita sulla più importante passerella tricolore. Di questioni esistenziali però ne sono state poste molte in questa edizione del Festival. Prima fra tutte quella relativa all'intimo di Belen (mercoledì), che ha continuato a essere rinvigorita anche dopo la schiacciante prova fotografica. Poi, se la Bertè e "Giggino" venerdì avessero cantato in playback, come se non fosse più che evidente l'impossibilità di diventare improvvisamente intonati.

E le canzoni? Per molti solo da storcere il naso, c'è da ammettere che le nuove voci della musica italiana si confermano preziose: da Nina Zilli a Noemi, passando ovviamente per la regina dei fiori di quest'anno. Poco piacevoli i giovanotti. Carone senza Dalla non è sopportabile. E tutto il resto è solo Renga e Finardi. Forse Dolcenera. Sorprende Arisa. Nota di merito, oltre ai soliti, a Loredana Bertè che, nella serata di giovedì, regala un Almeno tu nell'universo che ricorda Mimì.

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