"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Slow Food - Food Design: un approdo possibile

27.07.2010 11:06

«La novità sta nella visione olistica del mondo (...)
Buono e bello sono un diritto di tutti – la battaglia politica si fa su questo,
è la nuova missione di Slow Food per i prossimi quattro anni»
(Carlo Petrini, VII Congresso Slow Food Italia, 2010)

«C'è, dunque, oggi, la necessità di guardare al design come a un sistema globale
che attraverso il progetto possa garantire
quella qualità della vita di cui abbiamo bisogno»
(Almerico De Angelis, Design 360°, 2004)

 

Un viaggio nelle eccellenze italiane del settore enogastronomico quello proposto ieri, domenica 25 luglio, nella giornata di chiusura della quinta edizione di Interferenze, il festival di arti digitali che ha radunato a Bisaccia (Av) artisti e ospiti da diverse parti del globo e ha scelto come claim: "Follow the sheep - Segui la pecora".

"Il food design e le eccellenze del territorio", questo il titolo dell'incontro, ha di fatto richiesto la rinuncia alla pausa pranzo, ma il successo decretato dai numerosi presenti è indice di quanto interesse susciti la questione, sempre più in voga non solo per un banale "trend" ma soprattutto perché riportata tristemente in auge dalle cronache disseminate di mozzarelle blu e orti della camorra. Protagonista del talking moderato da Leandro Pisano è stato Paolo Barichella, l'icona del food design in Italia e docente presso l'Istituto Europeo di Design di Milano, il quale ha delineato la storia e i possibili scenari futuri dell'industria e dell'artigianato agroalimentare italiano.

Per chi ci conosce solo in parte, l'idea di far dialogare Slow Food con il food design può apparire pressoché audace. Le parole di Barichella e l'intervento finale del sottoscritto hanno, invece, provato a dimostrare implicitamente come tale combinazione sia non solo possibile ma addirittura auspicabile per legare al territorio il valore del prodotto agroalimentare e offrire allo stesso un posizionamento sul mercato che non sia frutto di semplice casualità.

«Il Made in Italy è figlio di tante biodiversità - ha esordito Barichella - e contrariamente a quanto si tende a credere di solito non è un marchio elitario, ma un vero e proprio lifestyle. L'eccellenza e il lusso sono, infatti, due concetti talvolta confusi ma profondamente diversi».
Il food designer ha discusso per poco meno di un'ora in merito a questioni di carattere socioantropologico, come i tre aspetti direttamente afferenti all'alimentazione (nutrirsi, socializzare, godersi il piacere) e questioni più spiccatamente tecniche, illustrate attraverso alcune sue creazioni esemplari, come la commistione tra prodotti e materiali autoctoni per conferire al settore food un forte richiamo identitario. Un esempio? Bo - Mo non è solo un tratto dell'A1 sul quale da poco si viaggia su quattro corsie, ma anche un percorso del gusto che, in un assaggio pensato per il food finger, consente di degustare la Mortadella tradizionale di Bologna con una glassa di Aceto balsamico tradizionale di Modena.

Nel suo intervento, poi, Barichella ha voluto sottolineare come la divisione tra industria e artigianato non sia necessariamente una linea che demarchi buoni e cattivi, bensì una ovvia definizione del fatto che le due realtà camminino su binari paralleli con oggetto e finalità diversi. «L'impegno di Slow Food per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari - ha detto il food designer - è un volano importante per molte piccole realtà artigianali che oggi, grazie ai Presìdi, riescono ad avere una giusta presenza sul mercato».

Cosa ci attende domani? «Dobbiamo lavorare affinché si diffonda il principio che la sostenibilità è conseguibile anche attraverso un utilizzo consapevole delle tecnologie - ha affermato in chiusura. L'italiano medio ricerca l'eccellenza qualitativa e il nostro sforzo dovrà, dunque, portare a una salvaguardia della ricerca della qualità globale attraverso il Democratic Food Design. Per la diffusione dei prodotti di eccellenza, gli scenari per la distribuzione non potranno, però, essere quelli della GDO, bensì sarebbe più opportuno pensare a diffondere idee progettuali come quella di Eataly».

Antonio Puzzi

P.S.: Sentiamo doveroso un ringraziamento a Leandro Pisano e all'intero staff organizzativo e tecnico di Interferenze che ha voluto intraprendere con Slow Food Campania una partnership che ci auguriamo prolifica. A loro va il plauso di avere dimostrato, attraverso un lavoro diurno e notturno per l'intera durata del Festival, che essere "slow" vuol dire vivere il piacere, sia attraverso momenti di convivialità, che mediante momenti di confronto e di arricchimento reciproco.

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