"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Trasporti a Napoli

29.04.2009 21:55

La situazione peggiora. A volte, a parlare negativamente di Napoli ci si sente quasi fuori posto. Appare vana cacofonia sommare la propria voce all'onnipresente e sempre più folto coro di bestemmiatori della res publica. Eppure, non si può fare altrimenti. Com'è possibile rassegnarsi al fato in una città in cui vivono oltre un milione di abitanti (che, nei confini metropolitani, diventano tre) e dove ancora oggi, nell'anno del Signore 2009, è impensabile programmare la propria giornata di impegni attraverso gli orari del trasporto pubblico? Nuove stazioni della metro si inaugurano con tanto di passerella politica e fracassamenti di maroni (non il Ministro) provocati dall'ottimo lavoro dell'ufficio stampa. Ma dove portano vecchie e nuove fermate? Sarebbe troppo facile e vergognosamente scontato dire: "al solito punto". Così, valga per tutte l'esperienza odierna. Dovendo rinunciare all'auto (ahimè, confesso, non è una scelta etica) e optando per il classico percorso 162/metro collinare/funicolare centrale, un susseguirsi di avvenimenti mi ha gettato nello sconforto sul palpabile presente e molto probabile futuro di questa città. Partiamo dall'autobus. Che, in un tranquillo primo pomeriggio primaverile come pochi, con moderata presenza automobilistica sulle strade, arriva dopo soli 20 minuti di attesa. Con a bordo - udite udite - ben tre controllori! Il loro ruolo? Deterrente per ingenui possibili avventori. Perché, di controllare, non se ne parla proprio. E così un simpatico gruppo di aspiranti piccoli teppisti del terzo millennio può concedersi il lusso di provocare il baffuto sorvegliante della legalità, invocandone i trapassati e le virtù della gentile consorte. Ma eravamo stupidi noi alla loro età o è normale, oltre che lecito, nutrire un certo timore reverenziale nei confronti degli organi di controllo? Per non parlare di quel concetto noto ai più come rispetto, troppo sovente spazio superfluo nel vocabolario di questo pezzo di mondo che galoppa gaio verso il baratro. La domanda resta: cosa cazzo attendeva la triade di bigliettai per elevare la regolare (brutta parola per Napoli) contravvenzione? Tra questi pensieri arrivo al sospirato capolinea. MN Chiaiano. Lì, mentre ci accoglie un ricco totem orizzontale a cristalli liquidi, al primo piano un altro display con scritta in movimento ci augura buon viaggio sul treno che tra 1' ci condurrà in direzione Dante. Solo che lo fa anche per i 5 minuti a venire. Doversi mettere in movimento in un'ora del primo pomeriggio a Napoli, per assistere a una seduta di laurea, come nel mio caso, o recarsi in visita presso la zona ospedaliera, come taluni altri compagni di viaggio, diventa un'impresa titanica. Sono arrivato con appena 20 minuti di ritardo. Credevo di essermi anticipato e almeno la funicolare ne ha tenuto conto. A Colli Aminei, infatti, la metro ha agonizzato, giusto per farci sentire a casa e, a piazza Vanvitelli, quasi come in un racconto splatter di Dylan Dog, le porte affette da chissà quale malanno arcano, tardavano ad aprirsi. Di sicuro, però, in questo apparentemente breve viaggio ho imparato a recuperare il rapporto con il popolo al quale appartengo. E ho anche scoperto che il nostro amico dell'elemosina della Linea1 di figlia "I-TTa-lia-NNa" nel frattempo ne ha avuta un'altra. Auguri Marina per questo tuo arrivo nel paese dei balocchi. E auguri Luigi, da oggi dottore in Conservazione dei Beni Culturali. Per fortuna, nonostante tutto, io c'ero. P.S.: Per dovere di cronaca, commento sul ritorno: molto meglio! E ottima la nuova stazione della metro regionale Giugliano.

—————

Indietro