"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Un’alimentazione giusta per tutti. È un’utopia? PARTE SECONDA – L’ESTASI – DALLE SPERANZE DI REPORT A SLOW FOOD

02.12.2008 00:00

In questo cielo buio viene da domandarsi se vi siano spiragli di luce. Ovviamente sì. Le mense scolastiche bio del Comune di Roma o quella dell’ospedale di Novara, ad esempio, acquistano direttamente dai contadini con certificato biologico, pagando per ogni pasto un euro in più. Hanno dimostrato, però, che risparmiano notevolmente sull’assistenza sanitaria proprio grazie a questo cibo. Alcune grandi aziende, di cui quattro in Campania, hanno poi costituito dei G.A.S., gruppi di acquisto solidale, i quali affidano a Coldiretti la loro spesa settimanale, garantendosi dieci chilogrammi misti di frutta e ortaggi di stagione provenienti da agricoltori biologici stanziati sul territorio. Il costo? Lo rivela Vito Amendolara, Presidente Coldiretti Campania: 10 euro ogni 10 chili, un prezzo accessibile a tutti perché, abolendo gli intermediari, i contadini guadagnano almeno il 150% in più ed il consumatore risparmia più della metà assicurandosi un cibo sano ad un prezzo giusto. È importante, infine, anche il segnale lanciato dal Farmer Market del Centro Commerciale Il Decumano di Vitulazio, basato anch’esso sui principi del km. 0, della stagionalità e del costo giusto per un cibo pulito che riesce ad abbassare anche del 30% il prezzo previsto dalla stessa Coldiretti. L’associazione ha, inoltre, istituito il numero breve 47947 per richiedere gratuitamente via sms le quotazioni quotidiane di uno specifico prodotto.

«La contrapposizione biologico – convenzionale non mi convince del tutto» afferma il Presidente di Slow Food Campania, Gaetano Pascale. «Credo che gli agricoltori prima di dotarsi di un marchio “biologico” debbano avere una “coscienza ecologica”, altrimenti ci sono azioni, non contemplate dai disciplinari del biologico, che rischiano di fare più danni dell’uso di prodotti chimici di sintesi».

E Slow Food? «L'assenza di Slow Food nell’inchiesta della Gabbanelli è evidente e sinceramente non riesco a capirne i  motivi» dice ancora Pascale. È inutile ricordare che il movimento, oltre ad avere in Carlo Petrini uno dei più accesi promotori dei discorsi di qualità, filiera corta e colta e prezzo giusto per il cibo, attualmente ha attivato una serie di iniziative rivolte ad una vasta utenza, tra cui “Pensa che mensa”, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e l’azienda ospedaliera CTO di Torino. Durante la conferenza stampa di presentazione del progetto al Salone del Gusto 2008, il Presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese ha affermato che «il cibo deve essere elemento di piacere» non più solo per i pochi ricchi. In Campania, nello specifico, numerose sono le iniziative di promozione e valorizzazione in atto, per lo più dedicate a promuovere l’incontro diretto tra produttori e consumatori (co-produttori secondo Petrini). Tra tutte, merita un cenno l’esempio di Vicatim, il viaggio culturale ed enogastronomico tra i Trebulani ed il Matese realizzato nell’ultimo fine settimana da Slow Food Campania in collaborazione con Unione Europea, Regione Campania e Provincia di Caserta, dedicato a far conoscere cinque realtà dell’alto Casertano al fine di creare una rete di qualità a diffusione capillare a disposizione di un pubblico sempre più ampio.

Perché Slow Food crede che “un altro cibo è possibile”.

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