"Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male" (F. W. Nietzsche)


Un piano solo... e 1420 persone: Giovanni Allevi all'Augusteo

25.05.2010 17:19

 

Il primo pensiero che mi assale quando, entrando nella sala del Teatro Augusteo, realizzata nel 1929 dall'architetto Nervi e gremita fino all'inverosimile, vedo quel pianoforte, lì, solo, con un sipario aperto a dimostrarne l'essenza e l'assenza, è che prima di lui l'ultima volta che un "piano solo" avrà registrato il tutto esaurito sarà stato a fine Ottocento. 

Come prevedibile, Giovanni Allevi fa il sold out dei 1420 posti previsti e manda in visibilio il tempio della musica leggera partenopea dopo avere vinto negli anni passati la resistenza conservatrice del Real Teatro di San Carlo.

 

Parte da Bach per poi accostarlo alla sua musica. Lo stesso fa con Wagner e Chopin. E mi chiedo quanti, senza di lui, avrebbero scelto di trascorrere il proprio lunedì sera, 24 maggio, ascoltando quelle meraviglie. 

"E poi c'è Allevi". Il puro compositore si accosta volontariamente alla storia, perché le emozioni sono invariate, ma infinite le vie per raccontarle.

 

In poco più di un'ora Allevi mescola ritmo e poesia come solo l'arte può fare. Un applauso lunghissimo accoglie il finale di Go with the flow e addirittura uno "a scena aperta", quantomeno inappropriato per un concerto pianistico, si solleva poco dopo la metà di Ciprea. Non ci sono scene, non ci sono veli, non effetti di luce, se non quella che illumina il piano e le sue mani che, come in uno specchio, si riflettono nella lucidità dei tasti. Sembra quasi che il pubblico smetta di respirare al cospetto della musica allo stato brado, svuotata di tutto il resto. E pur non cedendo alla tentazione di andare giù con il fuoco di fila dei successi, Allevi riesce a immobilizzare i presenti, al punto che tra le vecchie poltrone si avverte ogni minimo fruscio e diventa stonato anche il clic dei cellulari fotografici.

 

Visibilmente emozionato e apparentemente incredulo, impacciato quanto basta nei momenti parlati ma dall'inesauribile verve di fronte alla musica, bastonato dagli accademici che lo reputano frutto di un'operazione di marketing ben riuscita, a Giovanni Allevi va riconosciuto il merito di avere riavvicinato tutte le generazioni alle radici della musica e, nel contempo, avere riportato in auge i discorsi tra conservazione e innovazione della composizione musicale. 

 

"A Napoli è iniziato tutto" dice in un fuori programma del "bis", quando dedica alla città un'esecuzione mozzafiato di Prendimi. E che dice il vero lo si capisce quando, a metà serata, presentando il suo cavallo di battaglia ricorda che "solo chi ama riesce a vedere l'altro come è veramente".

 

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